Primi in Google

Vuoi posizionare il tuo sito nelle prime pagine di Google utilizzando trucchetti facili e “fregare” il motore di ricerca più grande del mondo?

Vuoi avere una lista di istruzioni da eseguire in stile “Premi il bottone rosso, ora quello giallo”?

Se la risposta è si, allora dovresti sapere una cosa.

Tutto questo è impossibile! E se qualcuno te lo promette, non gli credere.

Il titolo di questo articolo, ovviamente è ironico, ma non solo. Vogliamo sì analizzare i dati delle visite per capire la curiosità che un titolo come questo può suscitare, ma anche distogliere lo sguardo dei nostri utenti da possibili illusioni e false speranze.

In Italia ci sono ancora troppe credenze circa la SEO e il tipo di attività che la contraddistinguono.

Riceviamo ancora domande che fanno capire quanto la SEO sia percepita come una serie di procedimenti da seguire, in cui il livello di difficoltà non supera quello del “copia incolla” su un file di Word.

La SEO non è cercare degli “escamotage”. Avere le proprie pagine nelle prime posizioni dei motori di ricerca non è frutto di trucchetti.

Se stai utilizzando le tue energie per cercare questo tipo di operazioni “usa e getta”, allora risparmia le forze per qualcosa di costruttivo e, se sei veramente intenzionato a conoscere la realtà dei fatti, procedi nella lettura di questo articolo.

Non pensare a Google, ma ai tuoi utenti

Prima di tutto è necessario cambiare la prospettiva.

Non pensare alla classifica delle tue pagine nella Serp (la pagina in cui vengono restituiti i risultati delle ricerche – vedi immagine qui sotto), ma pensa ai tuoi utenti.

Google Serp

Quando devi prendere decisioni porta l’attenzione su di loro. Eh si, perché è proprio quello che fa Google.

Pensaci bene. Se i risultati che Google mostra portassero a delle pagine con contenuti inutili, pieni di spam e fregature, pensi che lo stesso utente dopo un paio di ricerche continuerebbe ad utilizzare Google come motore di ricerca? Proprio no.

Questo è il grande sforzo che Google deve fare, la scommessa che deve vincere se vuole mantenere il suo business sano e vegeto. Dare all’utente un buon servizio.

Per farlo deve continuare a mutare, a seguire i cambiamenti nelle modalità con cui gli utenti navigano la rete e dare loro quello di cui hanno bisogno.

Trucchetti come il keyword stuffing, backlinks fraudolenti, spam nei commenti, peripezie nei nomi dominio, possono aver dato dei risultati in passato.

Le attività per il posizionamento dei contenuti è stata per un lungo periodo quella di concentrarsi su scorciatoie.

Queste attività, però, hanno avuto la pecca di non essere lungimiranti. Al massimo hanno portato piccoli risultati nel breve periodo, per poi essere controproducenti nel momento delle penalizzazioni.

Ma arriviamo ai giorni nostri. Nell’arco degli anni il livello tecnologico si è innalzato esponenzialmente.

È arrivato il momento di costruire un business duraturo basato sulla qualità.

L’atteggiamento giusto da avere è quella di Google come amico, non come un nemico da fregare.

Per averlo come tale, la cosa più importante è capire come pensa ed assecondarlo.

Arrivati a questo punto dell’articolo, quindi, lasciamoci alle spalle i trucchetti e approfondiamo il discorso.

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Perché Google aggiorna i suoi algoritmi?

L’algoritmo di Google che determina il posizionamento delle pagine è in continuo aggiornamento.

È un tentativo costante di miglioramento? Si, ma non solo.

Google deve aggiornarsi per seguire il cambiamento costante di internet.

Quali sono i principali soggetti che formano internet? Tecnologia e persone.

Abbiamo un esempio lampante dell’interazione fra questi due soggetti e di come questi abbiano contribuito a un cambiamento.

La tecnologia ha portato il mobile nelle mani di tutti.

La navigazione degli utenti, che prima era prettamente fatta dal PC (desktop), ora avviene per la maggior parte su mobile.

Il mobile è uno strumento differente rispetto a un computer, pertanto anche il modo in cui le persone lo utilizzano per navigare nella rete è cambiato.

Google deve tenere in considerazione questa situazione e agire di conseguenza favorendo in primis i siti che sono “mobile friendly”.

La conseguenza di questo fattore per la SEO?

Avere un sito responsive, che sia correttamente visibile da desktop, da tablet e da smartphone.

Come hai visto è tutto estremamente logico. È un’evoluzione basata sul rapporto causa – effetto.

Il comportamento degli utenti del tuo sito

Abbiamo già detto che l’aspetto più importante per Google è quello di dare un buon servizio all’utente.

Ora, se tu fossi Google e avessi questo obiettivo, come valuteresti l’efficacia del tuo lavoro?

Come cercheresti di carpire se i contenuti proposti sono ritenuti validi dai navigatori?

Essendo Google “una macchina”, non può avere un rapporto umano del tipo “Pensi che i nostri suggerimenti ti siano stati utili?”. Pertanto deve procedere in altro modo, ovvero studiando il comportamento degli utenti.

Google registra e analizza tutto quello che è possibile tracciare.

Il suo impero di prodotti spazia da quelli mobile, al browser Chrome, a Gmail, dove la maggior parte di noi siamo perennemente autenticati.

Pertanto per capire se un utente è appagato dai contenuti che gli ha proposto, Google si trova a disposizione una montagna di dati che analizza tramite i suoi algoritmi:

  • Un utente che abbandona immediatamente una pagina.
  • L’utente che ritorna sul motori di ricerca per vedere altri risultati o per rifinire la sua ricerca.
  • Il tempo che passa sui contenuti.
  • Le pagine che visita dopo.
  • I commenti che gli utenti scrivono sui blog.
  • Il livello di condivisione sui social.
  • Ecc…

È fondamentale quindi, per te che stai cercando di posizionare il tuo sito nelle prime posizioni dei motori di ricerca, utilizzare Google Analytics.

Grazie a questo strumento, che Google mette a disposizione gratuitamente, con semplicità e senza essere un analista di “big data”, puoi capire gli aspetti fondamentali che ti indicano la direzione giusta per migliorare la tua SEO.

Prendiamo due valori come il tempo medio sulla pagina e la frequenza di rimbalzo.

Frequenza di rimbalzo - tempo medio sulla pagina

Tempo medio sulla pagina (o di sessione) – come dice la parola stessa – è la media del tempo che gli utenti passano sulla tua pagina o la durata della visita sul sito.

Più questo valore è alto, più l’utente dimostra interesse nei contenuti che sta leggendo.

Se dai dati vediamo che, dopo 13 secondi, un articolo con 1.500 parole viene abbandonato, questo vuol dire che il visitatore non ha trovato quello che cercava e che il nostro contenuto è stato di poco valore per quell’utente.

L’altro valore, la frequenza di rimbalzo è una percentuale che indica la proporzione di utenti che abbandonano il sito da quella pagina.

Come vedi sono solo due dati che però possono già dire molto, soprattutto per rispondere alla domanda “L’utente è stato coinvolto dai nostri contenuti?”.

Questi sono valori possono essere analizzati per singola pagina, ma anche essere valutati globalmente per tutto il progetto.

Se per esempio il nostro sito ha una frequenza di rimbalzo del 90% e una durata sessione media di 20 secondi, allora è segno che qualcosa non funziona. Ora lo sappiamo noi e lo sa anche Google.

Nel nostro pacchetto formativo SEO e Motori di ricerca, non a caso abbiamo incluso, oltre che il corso SEO, anche il corso di Google Analytics e Google Search Console, altro strumento fondamentale per comunicare con Google, monitorare la salute del sito e molto altro ancora.

Passiamo ad analizzare altri fattori che di per sé non sembrano avere nulla a che fare con la SEO, ma che invece, proprio per il fatto che possono migliorare il nostro progetto, rientrano anche loro come fattori positivi per il posizionamento sui motori di ricerca.

Sicurezza – protocollo HTTPS

Abbiamo sempre più dati personali registrati nella rete. I social che contengono parte della nostra vita, abbiamo le email, facciamo acquisti online, ecc…

La sicurezza pertanto diventa un fattore cruciale per ogni tipo di attività online.

Proprio per questo tutte le parti coinvolte in internet stanno promuovendo l’utilizzo dei certificati sicuri a prescindere dalla tipologia di sito.

L’obiettivo è quello di riuscire ad arrivare, nel prossimo futuro, ad avere tutti i siti che navigano sotto protocollo HTTPS.

Il tentativo di rendere il web migliore lo si vede anche da progetti come Let’s Encrypt, una certificate authority che rilascia gratuitamente certificati di sicurezza per siti web.

Lo stesso SiteGround, attualmente, quando si apre un nuovo piano di hosting, installa di default senza spese aggiuntive il protocollo sicuro HTTPS.

Google Chrome, entro breve, mostrerà un avviso di sito non sicuro nel caso in cui, nella pagina del sito è presente un modulo di contatto senza però utilizzare HTTPS.

Essendo questo un fattore molto importante per il miglioramento dell’intero mondo web è stato inserito nell’algoritmo per il posizionamento su Google.

Se necessiti di approfondimenti, segui la video lezione WordPress e protocollo HTTPS.

Velocità del sito

Avere un sito che restituisce le pagine nel minor tempo possibile è sicuramente un aspetto molto importante.

Non scordiamoci quello che abbiamo detto all’inizio dell’articolo.

Molti utenti navigano da mobile. Navigando da mobile dobbiamo considerare che la velocità di connessione potrebbe essere più lenta rispetto alla fibra che abbiamo a casa o in ufficio.

Detto questo, quando curi il tuo sito web devi assicurarti di avere delle buone performance, perché, anche queste, rientrano nei fattori decisionali di Google per decidere il posizionamento dei tuoi contenuti.

Questo argomento è stato ampliamente trattato nel corso di WordPress, nelle video lezioni su come velocizzare WordPress.

Conclusioni

Con quanto detto fino adesso non vogliamo assolutamente affermare che se il tuo sito è mobile friendly, con protocollo HTTPS e ottimizzato in velocità, allora per diritto avrai i tuoi contenuti primi sui motori di ricerca.

Senza conoscere tutte le diverse attività SEO, sia i concetti teorici che le pratiche tecniche, non potrai mai riuscire a ricevere traffico dai motori di ricerca per le parole chiave che desideri.

La SEO, però, rientra all’interno dell’insieme dei fattori di cui occuparsi per dare un buon servizio all’utente e, come penso ormai sia chiaro, essere premiati dai motori di ricerca per la qualità che gli diamo.

Si insomma, dobbiamo puntare al progetto intero curandolo in tutte le diverse sfaccettature.

Tutto questo, unito alle attività della SEO, porterà le tue pagine a lottare per le prime posizioni nei motori di ricerca.

È tanto lavoro? Si, ma che sia ben chiaro un concetto. Una volta che si ottengono i risultati, la fatica spesa nel lavoro verrà ripagata oltre le aspettative.

Il potere che hanno anche solo poche pagine posizionate fra i primi posti può fare la differenza nel tuo business, sia che sia un progetto online o che lo utilizzi per portare nuovi clienti alla tua attività.

Se hai capito che non esistono scorciatoie facili per il successo e sei pronto nel voler lavorare per approfittare delle possibilità che il web ti mette a disposizione, allora ti consiglio di guardare l’introduzione video del nostro pacchetto formativo SEO e Motori di Ricerca.

4 commenti
  1. Andrea
    Andrea dice:

    Ciao Gianluca.

    Scusa, mi ero perso la risposta. :-)

    Grazie mille a te della tua argomentata e interessante opinione.

    Qualcuno mi ha anche detto che probabilmente stanno concentrando l’attenzione su Google Plus.
    Sembra Blogger l’abbiano abbastanza abbandonato.
    Certo c’è da dire che se facessero concorrenza a Facebook con Google Plus e a WordPress con Blogger comincerebbero a stare antipatici a parecchi, stanno creando un vero e proprio monopolio web e se superassero FB e WP diventerebbe una dittatura.

    Ciao e grazie ancora del tuo prezioso tempo.

    Rispondi
    • Lorenzo
      Lorenzo dice:

      Ciao Andrea,
      da quello che sto vedendo io nell’arco degli anni Google Plus è stato un flop totale, pertanto la vedo dura che possano fare concorrenza a Facebook.

      Blogger è una concezione differente rispetto a WordPress. È vero che anche WordPress da la possibilità agli utenti di farsi il proprio sito sui loro server, ma direi che questa è solo una parte di quello che è il mondo di WordPress e del suo business. Pertanto non li vedo in competizione.

      Buona giornata!

  2. cusatiandrea
    cusatiandrea dice:

    Una domanda mi sono spesso posto: come mai se Google è così attento a quanto scritto qui, la piattaforma di Blogger di Google permette di creare blog gratuiti o a pagamento molto inferiori di default all’attenzione del Seo rispetto a WordPress?

    Rispondi
    • Gianluca
      Gianluca dice:

      Ciao Andrea,
      questa è una domanda che si sono fatti in molti e la spiegazione migliore te la offrono proprio i responsabili di Google.

      Guarda il video di Matt Cutts in cui spiega che, pur lavorando per Google, utilizza WordPress per il suo blog personale.

      Il video è del 2013 e molte cose sono cambiate da allora. Matt parla ad esempio della maggiore “difficoltà” di installazione di WordPress, ma sappiamo benissimo che oggi sui migliori server il processo di installazione di WordPress si esegue con 1 semplice click.

      Dal punto di vista SEO e della flessibilità però, ammette che WordPress è sicuramente più potente perché progettato per essere completamente personalizzabile e quindi più adatto per qualsiasi progetto che non sia prettamente ludico.

      Buona giornata

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